L’eugenetica

 

L’eugenetica o eugenica (dal greco eu, “bene, buono” e genos, “stirpe, razza” quindi “di buona razza”) è una disciplina che si considera fondata dallo scienziato inglese Francis Galton, un cugino di Char­les Darwin.

Nacque in un paesino in vicinanza di Bir­mingham dove iniziò gli studi di medicina senza completarli. Poi studiò matematica a Cambridge, ma anche in questo caso non conseguì la laurea. Pur non pervenendo ad alcun titolo di studio si interessò tuttavia di molteplici discipline fra cui antropologia, climatologia e statistica. Fu considerato il padre della biometria cioè di quella disciplina che, attraverso metodi matematici e statistici, si propone lo studio e la misurazione delle variabili fisiologiche e comportamentali tipiche degli organismi viventi e degli esseri umani in particolare. Nell’ambito di questi studi si occupò di impronte digitali delle quali riconobbe l’importanza. In particolare cercò di calcolare quale potesse essere la probabilità che due individui avessero le stesse impronte, ne studiò l’ereditarietà e inventò un sistema di classificazione che facilitò il loro utilizzo in campo giudiziario.

 

IL MIGLIORAMENTO DELLA RAZZA UMANA

Francis Galton (1822-1911) entra nella storia di una nuova disciplina tesa a studiare le condizioni per migliorare le doti ereditarie delle generazioni future della razza umana da lui stesso denominata eugenetica. Lo scienziato inglese era nato nello stesso anno del monaco moravo Gregor Mendel (1822-1884), ma, come il più famoso cugino, non conosceva le leggi mendeliane sulla trasmissione dei caratteri ereditari.

Ai tempi di Galton la teoria evoluzionistica di Darwin veniva interpretata male. Si riteneva infatti che la selezione naturale facesse sopravvivere gli individui migliori. Oggi sappiamo invece che l’evoluzione biologica non persegue alcun fine e ha sviluppi del tutto casuali e inattesi. Oltre alla selezione naturale che è la guida dell’evoluzione, vi è quella artificiale, esercitata dall’uomo su animali domestici e su piante coltivate.

Quando l’uomo vuole migliorare le piante che coltiva e gli animali domestici cerca di ottenere il maggior numero possibile di discendenti da alcuni individui selezionati con determinate caratteristiche e nello stesso tempo distrugge gli altri prima che possano riprodursi. In questo modo egli opera la cosiddetta selezione artificiale. Come abbiamo visto la selezione naturale e quella artificiale benché si servano degli stessi mezzi hanno fini alquanto diversi. Nella selezione naturale fini e mezzi sono univoci, quelli cioè di ottenere il maggior numero di discendenti vivi. La selezione artificiale invece persegue fini dettati dal criterio economico dell’uomo. L’uomo vuole cereali che diano un abbondante prodotto di semi nutrienti, vuole pollame che faccia numerose e grosse uova e vacche che producano molto latte. Spesso gli scopi della selezione artificiale sono in contrasto con le esigenze della selezione naturale: in conseguenza di ciò pochi rappresentanti dei nostri animali domestici o delle nostre piante coltivate sarebbero capaci di sopravvivere se fossero abbandonati a sé stessi.

L’eugenetica applica il metodo della selezione artificiale al genere umano incoraggiando ad avere figli quei soggetti che posseggono geni desiderabili e scoraggiando quelli con geni indesiderabili. Per attuare tale programma è necessario conoscere la risposta a due quesiti: quali sono nell’uomo i caratteri desiderabili e quali quelli indesiderabili? E inoltre: si tratta di caratteri ereditati? Attualmente si sa molto di più sulla genetica della Drosophila melanogaster (il comune moscerino della frutta) che su quella della specie umana. É comunque auspicabile che tale stato di conoscenze possa cambiare nel corso dei prossimi anni.

É facile essere d’accordo per quanto riguarda i caratteri decisamente indesiderabili come la cecità, la sordità, la demenza, la pazzia e la corea di Huntington, una malattia neurodegenerativa: si tratta di caratteri negativi più facili da individuare di quelli normali. Inoltre, la genetica dei caratteri umani anormali non solo è conosciuta molto meglio, ma spesso è anche più semplice da individuare rispetto a quella dei caratteri normali. Da lungo tempo ad esempio si sapeva dell’esistenza di caratteri legati al sesso. Il daltonismo e l’emofilia sono caratteristici quasi esclusivamente dei maschi e vengono trasmessi esattamente nello stesso modo in cui vengono trasmessi i caratteri legati al sesso nella Drosophila melanogaster sulla quale erano stati condotti gli esperimenti.

Ma che l’uomo potesse nascere con gravi difetti fisici non è affatto una scoperta recente. Gli antichi spartani avevano tentato di risolvere il problema già 2500 anni fa. Secondo il mito greco, tramandatoci dallo storico Plutarco, i bambini nati da entrambi genitori spartani venivano esaminati dagli anziani e, se giudicati non idonei fisicamente, abbandonati a morire sul monte Taigeto.

Nessuno finga di non accorgersi che il principio della romana Rupe Tarpea da cui si facevano precipitare i condannati di delitti contro lo Stato sia ancora in vigore. Certo, con modalità aggiornate: meno truculente, ma ugualmente efficaci. Il risultato non è la morte fisica ma la morte civile. ?Le persone socialmente svantaggiate (disabili fisici, intellettivi e sensoriali, persone in trattamento psichiatrico, tossicodipendenti, etilisti, barboni, analfabeti) vengono fatte “rotolare fuori” dal contesto sociale e relegate ai margini, nel silenzio collettivo. Di loro ci accorgiamo soltanto quando si rendono protagonisti di episodi di illegalità o criminalità. Per il resto si ignorano.

 

EUGENETICA POSITIVA E NEGATIVA

L’eugenetica qualitativa può essere suddivisa in positiva e negativa. Galton fu soprattutto un sostenitore dell’eugenetica positiva, ovvero della necessità di favorire la riproduzione degli individui meritevoli. Egli, più di un secolo fa, lanciò un allarme: le classi superiori in Gran Bretagna si riproducono con ritmo molto più lento delle classi inferiori. Ora, poiché l’intelligenza è ereditaria e poiché le classi superiori ne dispongono in misura maggiore delle classi inferiori l’intelligenza media del Paese va incontro ad un progressivo declino che porterà alla rovina della Nazione. Galton aggiunse anche che il progressivo decadimento dell’intelligenza media dovuto alla scarsa prolificità delle classi elevate aveva portato alla rovina di civiltà illustri del passato e indicò la Chiesa cattolica come responsabile dell’oscuro periodo medioevale per avere condannato al celibato la parte meglio dotata di intelletto e di qualità morali dell’umanità.

Contrapposta a quella positiva si diffuse però anche un’eugenetica negativa che si proponeva di impedire la riproduzione di individui considerati fisicamente e mentalmente non adatti, eliminando in tal modo dalla società i caratteri nocivi. L’eugenetica negativa si basa da un lato sul convincimento che in caso di difetti ereditari sia opportuno non avere figli dall’altro sul metodo più drastico della sterilizzazione, o ancor peggio della castrazione, dei portatori di geni indesiderabili. Questa forma di eugenetica ebbe presa soprattutto negli Stati Uniti.

In alcuni Stati europei e americani esistono da molti anni leggi che prevedono la sterilizzazione su basi eugenetiche la quale normalmente richiede il consenso della persona tarata o del suo tutore nel caso si tratti di un minore. La più antica legge che prevedeva interventi eugenetici da parte dello Stato su cittadini fu approvata il Svezia nella seconda metà del 1700: essa proibiva il matrimonio a cittadini affetti da epilessia. Tuttavia lo scopo principale della sterilizzazione non era tanto quello di prevenire tragedie private quanto di eliminare dalla specie umana caratteri indesiderabili. Anche nei Paesi a prevalente religione cattolica il matrimonio religioso fra cugini a tutt’oggi deve essere autorizzato dalla Chiesa.

In realtà l’eliminazione completa di un gene nocivo è praticamente impossibile perché se lo stesso si è presentato una volta per mutazione molto probabilmente lo rifarà. In Svezia, come si è accennato, non è consentito il matrimonio fra persone sofferenti di epilessia ereditaria a meno che le stesse non siano state rese sterili. Questa legge è stata di recente contestata da un medico di quel Paese il quale ha dimostrato che la probabilità che un epilettico abbia figli epilettici non è così grande da giustificare una misura tanto restrittiva. É dimostrato invece che molti epilettici sono persone assai intelligenti: cittadini preziosi per la comunità in quanto adatti ad educare i bambini ed inoltre portatori di geni pregevoli che con la sterilizzazione non possono essere tramandati. Molti uomini, di mente eccezionale sono stati ciechi o sordi, epilettici o squilibrati. Se si fosse impedito loro di avere una discendenza, probabilmente il genere umano sarebbe stato impoverito di alcuni dei suoi uomini migliori.

Il problema diventa ancora più serio nel caso di malattie ereditarie curabili. L’esempio più emblematico è rappresentato dal retinoblastoma, un tumore maligno della retina con maggiore diffusione in età pediatrica. Una volta gli individui portatori di questo gene dominante morivano in tenera età e tuttavia la frequenza della malattia non sembrava diminuire come sarebbe stato prevedibile trattandosi di un gene dominante letale: ciò fa supporre che avvengano continuamente nuove mutazioni che mantengono la presenza di questo gene nella popolazione. Di recente i chirurghi hanno cominciato a salvare la vita dei bambini estraendo il tumore a scapito della perdita di un occhio o di entrambi, tuttavia il difetto non regredisce.

 

IL FALLIMENTO DELLE TECNICHE EUGENETICHE

Nonostante tutte le prove a conferma della inutilità degli interventi eugenetici di qualsiasi tipo atti a favorire il miglioramento della specie umana, intorno agli anni Venti del secolo scorso, il dittatore Adolf Hitler (1889 –1945) si convinse che il popolo tedesco fosse contaminato e indebolito da elementi degenerati e che la Germania avrebbe potuto riconquistare prestigio e potenza se avesse “purificato” la sua popolazione. Per raggiungere tale obiettivo sarebbe stato necessario applicare i principi dell’eugenetica positiva, incoraggiando la riproduzione degli individui considerati puri e di quella negativa, impedendo la riproduzione o eliminando i soggetti impuri.

Il suo fanatismo era tale da spingerlo ad elogiare l’infanticidio selettivo praticato nell’antichità. Egli riteneva che la soppressione dei bambini malati, deboli e deformi operata a Sparta fosse stata un’azione più umana della miserevole follia attuale che protegge i soggetti più patologici a qualsiasi costo e contemporaneamente toglie la vita mediante la contraccezione o l’aborto a centinaia di migliaia di bambini sani. E tutto ciò solo per poi nutrire una razza di degenerati carichi di malattie.

Una volta giunto al potere Hitler mise in pratica la sue convinzioni. Nell’estate del 1933 il Parlamento tedesco promulgò una legge che stabiliva la sterilizzazione coatta di individui affetti da malattie ereditarie come la schizofrenia, l’epilessia e la deficienza mentale. Inoltre veniva prevista anche la sterilizzazione degli etilisti cronici. Tale programma tuttavia non sembrava sufficiente a garantire la purificazione del popolo tedesco. Era necessaria l’eliminazione fisica dei soggetti impuri. L’entrata in guerra fornì al sanguinario dittatore il pretesto per mettere in pratica il suo piano diabolico. Egli convinse i connazionali che gli individui affetti da patologie, anche se sterilizzati, gravavano comunque sulle casse dello Stato a causa della loro degenza in strutture che potevano essere utilizzate più proficuamente per accogliere soldati feriti o la popolazione che aveva perso l’abitazione.

La “mattanza” iniziò con i bambini affetti da patologie gravi come l’idiozia, la sindrome di Down, l’idrocefalia, paralisi e malformazioni di vario genere. Ben presto si passò all’eliminazione degli adulti a cominciare dai pazienti rinchiusi negli ospedali psichiatrici per poi indirizzarsi verso i pazienti presenti negli ospedali affetti da patologie quali l’epilessia, la sifilide, la demenza senile, paralisi e in generale condizioni neurologiche terminali. Il folle progetto eugenetico proseguì fino all’agosto del 1941 quando Hitler ne ordinò la cessazione rendendosi conto che l’iniziativa suscitava fra la popolazione reazioni sempre più energiche a cominciare dalle critiche severe che venivano dalla Chiesa cattolica.

Desidero concludere raccontando un episodio di cui sono stato testimone. Una trentina d’anni fa mi trovavo a Foligno per un corso di aggiornamento all’insegnamento delle scienze naturali. Una sera con alcuni colleghi commentavo, seduto all’interno di un locale pubblico, il contenuto delle lezioni che ci erano state impartite, quando si avvicinò una persona che poi ho saputo essere un ingegnere presente in quel luogo con la moglie e una figlia in giovane età. L’ingegnere aveva un braccio più corto dell’altro che terminava con una mano piccola e inservibile. Non era la prima volta che vedevo una persona con una tale imperfezione fisica e non sembrava che la cosa gli impedisse i movimenti essenziali o gli desse particolare disagio. Entrò immediatamente in confidenza con noi insegnanti interessandosi del corso che stavamo seguendo.

La cosa che suscitò in me imbarazzo è stata quella di aver immediatamente constatato che la figlia aveva lo stesso difetto fisico del padre. Naturalmente non si parlò della cosa, ma quando madre e figlia si allontanarono fu l’ingegnere stesso, che evidentemente aveva notato da parte di noi insegnanti una certa curiosità ad entrare in argomento. Egli sentì il dovere di giustificarsi per l’accaduto chiarendo che la bambina era amata dai genitori quanto e ancor di più che fosse stata sana e fisicamente integra. E ci mancherebbe pure!

La serata si concluse in allegria, ma il giorno dopo con un collega commentai il fatto facendo notare che il papà era un ingegnere, quindi una persona che avrebbe dovuto sapere dei rischi che avrebbe potuto correre un figlio qualora fosse stato concepito senza tenere conto dei controlli che normalmente si fanno durante la gestazione. Oggi quella bambina dovrebbe avere più di quaranta anni e mi piace pensarla felice in una famiglia con figli sani e un marito che sappia apprezzare le doti intellettive e morali della moglie.

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