Con i maya e gli inca, gli aztechi rappresentano una delle più avanzate civiltà precolombiane.

Verso l’Anno Mille gli aztechi erano una popolazione nomade che percorreva le pianure semi desertiche del Messico settentrionale e le steppe sud-occidentali del Nord America. Da questi luoghi inospitali gli aztechi si spinsero verso l’altopiano del Messico, una regione dal clima temperato e abitato da popolazioni di sedentari che praticavano l’agricoltura da almeno 4000 anni. Agli inizi del XV secolo incominciò la loro inarrestabile ascesa, che li portò a sottomettere una per una le comunità della regione e a organizzare un vasto impero che si estendeva su quasi tutto il Messico, dal’Atlantico al Pacifico, e su parte del Guatemala.

L’impero azteco, organizzato in decine di distretti, era dominato dall’ imperatore; quest’ultimo era affiancato da un Consiglio Supremo con funzioni amministrative e giudiziarie. Le cariche civili e religiose erano riservate ai nobili, gli unici a possedere privatamente la terra lavorata dai contadini; i mercanti e gli artigiani rappresentavano un ceto intermedio e si trasmettevano il mestiere di padre in figlio. Alla base di questa piramide sociale stavano i servi e gli schiavi (prigionieri di guerra o colpevoli di delitti gravi).

La cultura azteca presenta alcune singolari contraddizioni. Questo popolo, per tanti aspetti molto raffinato, non conosceva per esempio l’applicazione pratica della ruota, che pure era presente nei giocattoli dei bambini; non conosceva nemmeno gli utensili di metallo, nonostante l’oro e il rame, importati dal Perù fin dal XIII secolo, fossero molto usati in oreficeria.

L’architettura delle città azteche, in particolare della capitale Tenochtitlán, affascinò gli europei per la cura e l’eleganza dei palazzi, le splendide piramidi. L’arte azteca raggiunse però i suoi livelli massimi nella scultura. Le opere di grandi dimensioni di solito rappresentavano dèi e re, mentre quelle più piccole raffiguravano animali o erano oggetti comuni. I materiali maggiormente diffusi presso gli aztechi erano la pietra e il legno, che poteva essere arricchito con vernici colorate o incrostazioni di pietre preziose.

Tescio lavorato a mosaico, 1400-1521 c.ca, osso, giada e conchiglie. Los Angelese, County Museum of Art
Teschio lavorato a mosaico, 1400-1521 c.ca, osso, giada e conchiglie. Los Angeles, County Museum of Art

La concezione azteca del mondo era dominata dall’ossessione della precarietà cosmica. Quattro soli avevano preceduto l’età moderna e per quattro volte l’umanità aveva subito terribili cataclismi che l’avevano annientata: la prima volta era stata divorata da giaguari, la seconda era stata trasformata in scimmie da un vento magico, la terza era stata sommersa da una pioggia di fuoco, la quarta dal diluvio. Per ritardare l’avvento della quinta catastrofe non restava altro che nutrire di sangue umano il Sole, signore della Terra, celebrando periodicamente sacrifici umani.

Statua di Xochipilli, 1450. Museo Nacional de Antropologia, Città del Messico
Statua di Xochipilli, 1450. Museo Nacional de Antropologia, Città del Messico

La statua di Xochipilli rappresenta il dio azteco dei fiori, dell’amore, della danza e della poesia. Nella civiltà azteca era radicata la convinzione che l’uomo non potesse controllare la natura né la sua stessa vita senza l’aiuto degli dèi, ai quali si offrivano, oltre alla fatica e ai frutti del proprio lavoro, anche sacrifici umani. In cambio gli dèi si prodigavano nell’elargire all’uomo i doni necessari alla sopravvivenza.

Durante l’epoca precolombiana nella zona del Centro e Sud America si svilupparono anche altre importanti civiltà come quelle dei Toltechi in Messico.