Programma Aktion T4: Lo sterminio nazista dei disabili

Programma Aktion T4: Lo sterminio nazista dei disabili

L’operazione, passata sotto il nome Aktion T4, fu sistematicamente eseguita dal 1939 al 1945 e rappresentò, sul piano organizzativo, la “prova generale” dell’ Olocausto. Oltre 70 mila persone disabili a vario titolo furono uccise e 375 mila sterilizzate dal regime nazista, in quanto ritenute “vite che non meritano di essere vissute”. Lo sterminio sistematico ebbe inizio ufficiale con una lettera di Hitler dell’ottobre 1939, in cui si autorizza la “concessione di una morte pietosa ai pazienti considerati incurabili”.

Sotto il pretesto di un’ “eutanasia di massa” fu in realtà studiata una macchina da massacro a catena industriale, lo scopo fu di annientare tutti gli esser umani che non rientravano nei parametri di integrità e capacità di produrre funzionali alle logiche del Reich. Lo sterminio dei disabili ebbe una giustificazione crudelmente scientifica, coinvolse medici, personale amministrativo e tecnico. Per uccidere nella miglior maniera possibile furono addirittura studiate soluzioni tecnologiche all’ avanguardia per i tempi.

Fin dall’agosto del 1939 furono istituiti presso ospedali e case di cura 22 reparti infantili, ufficialmente preposti a cure specialistiche, ma in realtà destinati all’eliminazione dei bambini sotto i tre anni giudicati fisicamente o psichicamente disabili. Fu creata la Commissione per le malattie genetiche ed ereditarie che disponeva di una rete di 500 medici sparsi in tutta la Germania e l’Austria e organizzati in “Centri di consulenza per la protezione del patrimonio genetico e della razza”.

Gli ospedali e le levatrici avevano l’ obbligo di informare i Centri della nascita di bambini deformi o affetti da gravi malattie fisiche o psichiche. I medici convocavano i genitori e li convincevano ad affidar immediatamente loro i figli per cure nuovissime e sperimentali. I bambini venivano quindi ricoverati e uccisi con una iniezione di scopolamina o lasciati morire di fame. I cadaveri venivano sezionati per studiarne il cervello.

Agli adulti disabili era riservato invece il vero e proprio progetto Aktion T4, che prende nome da Tiergarten Straße, la via di Berlino in cui – nella villa al numero 4 immersa nel verde e confiscata ad una famiglia di ebrei – era la sede dell’ufficio responsabile della sua attuazione.

Aktion T4 era un’operazione segreta, pianificata nei minimi particolari fin dall’autunno del 1939. I pazienti affetti da patologie fisiche mentali e sensoriali, quindi non produttivi, erano dapprima censiti negli ospedali tedeschi, in seguito trasferiti in edifici isolati, ex caserme, penitenziari, case di cura adattati appositamente per ucciderli. Esperti ingegneri avevano allestito in questi luoghi le prime camere a gas funzionanti con l’utilizzo del monossido di carbonio e predisposto nelle vicinanze i necessari crematori.

Le vittime venivano prelevate senza l’autorizzazione dei familiari, i quali ricevevano un certificato che attestava la morte avvenuta per cause naturali e la comunicazione che la cremazione del corpo era già stata effettuata per impedire il propagarsi di epidemie.

70.274 persone furono sterminate in un anno e mezzo, durante la prima fase dell’Aktion T4, che si interruppe nell’estate del 1941 per riprendere sotto forma di “eutanasia selvaggia”. Negli ospedali, medici e infermieri continuarono ad uccidere i pazienti disabili con iniezioni e farmaci letali, lasciandoli morire di fame e seppellendo talvolta i corpi in fosse comuni. Il bilancio finale fu di circa 250.000 persone uccise, tra cui 5000 bambini.

Una mostra sull’ orrore del passato può anche servire a riflettere sulla necessità di una cultura aperta e consapevole nei confronti della disabilità. Ad iniziare dalla scuola, che molto spesso si “accolla “il problema di un disabile in classe come se fosse un’ opera di pietà, per cui la famiglia deve solo essere grata come se le si facesse una concessione, non perchè è un diritto del disabile avere supporto e assistenza.

Non si dimentichi che intorno alla metà degli anni Trenta cominciarono ad apparire manifesti a cura del partito nazista in cui è scritto: “Questo paziente affetto da una malattia ereditaria costa, durante la sua esistenza, 60.000 RM al popolo. Connazionale, si tratta anche dei tuoi soldi!”.

Così anche a scuola passava la stessa idea dei “gusci vuoti” che non meritano di vivere. Si legge da un testo di matematica del ’36:

Problema: “Il mantenimento di un ammalato mentale costa circa 4 marchi al giorno, quello di uno storpio 5,5 marchi, quello di un criminale 3,50. Molti dipendenti statali ricevono solo 4 marchi al giorno, gli impiegati appena 3.5, i lavoratori manuali nemmeno 2 marchi al giorno. Illustrate queste cifre con un diagramma. Secondo stime prudenti sono 300mila i malati mentali, epilettici, ecc. di cui si prende cura lo Stato. Quanto costano in tutto queste persone a 4 marchi a testa? Quanti prestiti matrimoniali a 1000 marchi l’uno potrebbero venir concessi sfruttando questo denaro?

Siamo proprio sicuri che proprio nessuno ancora oggi faccia pensieri simili?

 

 

 

FONTI:

wikipedia.org

raistoria.rai.it

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