la quinta rivoluzione industriale? L’integrazione uomo-macchina

“A metà tra il wet biologico e il dry della tecnologia, tra il wet del cervello e il secco dell’alfabeto sta la mente, l’organo virtuale, il punto di contatto tra il concretamente reale delle fibre nervose e delle scariche elettriche e il concretamente virtuale delle immagini e dei pensieri. Questo è il regno del moist, la zona di confine dove il reale e l’irreale assumono lo stesso peso e si confondono nella danza della realtà condivisa.” [“Dall’Alfabeto a Internet” – Prefazione di Francesco Moico, pg. 7]

Un’affermazione che paradossalmente oggi ci è chiara in modo lapalissiano a causa degli sviluppi della tecnologia che ogni giorno vediamo sulle pagine dei giornali, ed eredi come ci troviamo ad essere della cultura “cyber” di matrice “punk” e di matrice “liberale” (come fu ed è quella della Silicon Valley).

La cosa interessante non è fermarci alle suggestioni quasi fantascientifiche che queste affermazioni portano con sé, ma approfondire in cosa e come questa integrazione si realizza.

Le tecnologie: le estensioni del corpo umano

Mac Luhan aveva sostenuto che ogni tipo di tecnologia (di qualsiasi natura essa sia) è di fatto un’estensione del nostro corpo. Che esse siano semplici (come una forchetta o una poltrona) o complesse (come un computer) il loro scopo è sempre di fatto “potenziare/supportare” le possibilità umane. Alcune di queste “espandono” il nostro corpo, altre le nostre facoltà mentali. In questa funzione,  prendono il nome di “psico-tecnologie”.

E qual’è la prima “psico-tecnologia” della storia? La scrittura.

La Ricerca Neuro Culturale parte dal presupposto che esistano due livelli che determinano le reazioni del sistema nervoso all’ambiente:

  • primo livello: l’involucro genetico: è involontario, determina la sopravvivenza dell’organismo (respirazione, battito del cuore ecc.)
  • secondo livello: è volontario, determina le reazioni coscienti all’ambiente e dipende dal modo di configurare le sinapsi tra neuroni

Secondo la RNC, il secondo livello influenza profondamente il modo di comportarsi dell’uomo nell’ambiente. Come accade questo? E sempre secondo la RNC, le tecnolgie sono in grado di influenzare la configurazione di questa mappa e quindi l’orientamento dell’uomo nel mondo.

E la scrittura in particolare, è la prima delle psico-tecnolgie che l’uomo abbia conosciuto.

Ma facciamo un passo indietro: come fanno le tecnologie a creare questa influenza?

L’influenza delle “psico-tecnologie” sul cervello

Per rispondere a questa domanda, dobbiamo ancora fare appello alle neuroscienze e capire un po’ di più di come la mente si orienta nella realtà. Secondo Changeaux, la mente mente riproduce il mondo in una “rappresentazione mentale” costiuita da “oggetti mentali”.

Un “oggetto mentale” è una rappresentazione di un elemento della realtà (un’azione, un’oggetto, ecc.) che viene “immagazzinato” da una unità di base chiamata “grafo neuronale” che non sono altro che connessioni tra neuroni. I grafi sono uniti tra loro e creano una “rete di relazioni sinaptiche”.

Gli oggetti mentali, sempre secondo Changeux, sono di 3 tipi:

  • i percetti: rappresentazioni di stimolazioni dirette, hanno un alta componente sensoriale
  • le immagini di memoria: rappresentazioni mentali suscitate da funzioni di richiamo, hanno una componente sensoriale minore
  • i concetti: sono rappresentazioni frutto dell’elaborazione finale di percetti e di immagini di memoria – sono costituiti dall’assenza di esperienza sensoriale ma da un numero più alto di associazioni tra grafi neuronali

Le tipologie di relazioni che costuiscono i “grafi” e le connessioni tra esse, sono quelle che determinano l’orientamento della mente nella realtà. Queste relazioni non sono immutabili. Cambiano in continuazione e si aggiornano in base ai diversi stimoli dell’ambiente esterno e si sviluppano e si aggiornano nella vita quotidiana.

Le psico-tecnologie sono in grado di influire in modo decisivo sulla configurazione di queste relazioni. Così lo è la scrittura, e lo sono i media, che sono in grado quindi di creare risposte “specializzate” del cervello ai loro stimoli.

Di fatto le psico-tecnolgie sono in grado di determinare la costruzione dei grafi neuronali e delle routine associative tra loro. Questo poi determina un influenza psicologica nel modo di orientare il pensiero. E infine un’influenza culturale determinando il modo di comportarsi.

Possiamo quindi dire che ogni psico-tecnolgia gioca un’influenza su 3 livelli:

  • livello “neuro-anatomico”: risposta anatomica specializzata del cervello a QUELLA psico-tecnologia
  • il livello “neuro-psicologico”: risposta della configurazione della mappa mentale conseguente (e quindi di orientamento del pensiero)
  • il livello “neuro-culturale”: impatto della configurazione della mappa mentale sul comportamento

Ma quali sono le psico-tecnologie?

La scrittura e i “media” come psico-tecnologie

La scrittura e i media rientrano nella categorie delle psico-tecnologie. Sono tecnologie perché espandono (ognuno in modo diverso) le facoltà dell’essere umano, ed in particolare sono “psico” perché ne espandono i sensi e le facoltà mentali (la radio “espande” l’orecchio, la TV gli occhi, ecc.).

Sempre per la RNC, il sistema nervoso risponde (tramite la ri-organizzazione dei grafi neuronali) ai diversi media in modo diverso in base al media suscitando risposte “specializzate”. Si rivolgono al pensiero e lo modificano secondo la loro natura.

Per chiarire più chiaramente come questo avviene, ritorniamo alla prima psico-tecnologia: la scrittura.

La scrittura è una tecnologia in grado di costringere il pensiero ad astrarre le immagini della realtà legandole alle differenti combinazioni in cui le lettere vengono associate producendo “parole”. L’alfabeto di fatto diventa un “filtro” alle nostre azioni, che prima devono passare attraverso la rappresentazione delle parole. Ma divenendo un “filtro” ne impone le logiche con cui “allena” il pensiero:

  • l’atomizzazione (ogni parola è costituita da singole “lettere”
  • la sequenzialità (le lettere e le parole devono essere lette in sequenza per produrre significati

In base a questo “addestramento” ricevuto dalla scrittura, ne risulta un pensiero abituato a frammentare la realtà in unità base e a collegare i concetti in catene per produrre significati, e quindi orientamenti.

In generale negli “schermi” dei media il pensiero si proietta su uno schermo “esteriorizzandolo” dal luogo privato in cui le immagini della mente di materializzano per interpretare la realtà. Il baricentro del pensiero si sposta in avanti “fuori da sé”, e ciò che viene visto sullo schermo sostituisce la materializzazione dell’immagine allineandola nella sincronizzazione temporale (TV, Radio) o spaziale (Cinema).

“Sincronizzazione” è il prametro con cui radio, cinema e TV hanno allenato il pensiero, e per il quale hanno guadagnato il nome di “Mass Media”.

Le psico-tecnologie digitali: verso la quinta rivoluzione

Le ultime psico-tecnologie (i media elettronici, i “new media”) aprono la via verso la quinta rivoluzione industriale. Una via aperta dall’integrazione reale tra uomo e macchina.

Che cos’ha di speciale questa psico-tecnologia da aggiudicarsi il merito di aprire una nuova frontiera dello sviluppo umano? Quello che viene chiamata la generazione dei “post-umani”?

Partiamo dalla tecnologia di base dei new-media: il computer. Il computer è uno strumento complesso che è in grado di eseguire una molteplicità di funzioni basate sulle istruzioni di un linguaggio che viene elaborato da un processore. Il linguaggio su cui il computer funziona è il linguaggio binario, un codice in grado di codificare ogni cosa. Potremmo dire che è in grado di codificare ogni tipo di “oggetto mentale” ed è in grado anche di eseguire materialmente delle azioni.

Il computer è insieme linguaggio e risultato pratico. Ed è in grado di mettere alla base di questi lo stesso codice: il codice binario. Esattamente come il cervello è in grado di fare, che è in grado di organizzare i grafi mentali, orientare l’azione e compiere l’azione. Ed entrambi (cervello e computer) utilizzano “l’elettricità” come attivatore, come tecnologia di base, appunto.

Il computer è riuscito a realizzare un incontro tra essere umano e macchina realizzato tra cervello e  processore e tra linguaggio-umano e linguaggio-macchina, (entrambi pensabili come modelli matematici composti da “elementi base” e “composizione tra essi”). Un’unione in cui le componenti umane possono essere replicate, ricampionate e trasformate addirittura dalla macchina.

Nell’era dell’elettronica la fantascienza letteraria sembra accumulare ritardi nell’immaginare le evoluzioni di questa integrazione. I progressi tecnologici proseguono ad un ritmo a cui l’immaginazione ha difficoltà a trarre conseguenze in tempo utile.

Ciò è collegato al fatto che le tecnologie elettroniche stanno esplorando un mondo che non passa più per lo stadio obbligato dell’elaborazione letteraria, ma sostiene un ritmo dettato dall’integrazione diretta dei linguaggi e dello scambio tra essere umano e macchina, come ci fosse una dialogo ormai diretto “fuori” dall’essere umano.

E’ difficile predire fino a che punto arriverà questo scambio tra uomo e macchina, quali saranno le possibilità e i limiti di questa integrazione, ma di sicuro già oggi vediamo nascere una nuova industria legata alla crescente compenetrazione dell’elettronica nella vita umana.

Nel prossimo capitolo faremo il tentativo di individuare le linee principali di questa integrazione per poi provare a capire come le psico-tecnologie elettroniche non sono solo un nuovo strumento, ma un vero e proprio elemento di rivoluzione pervasiva che ha cambiato la vita umana radicalmente più di quanto i media precedenti siano stati in grado di fare.

E non solo, come crediamo, nell’ “operatività” ma nel nostro linguaggio, nel nostro modo di vedere le cose e il mondo, giudicare le situazioni, comportarci ecc. influendo totalmente in tutti gli aspetti della nostra vita sociale, lavorativa, politica, ecc.

fonte linkedin.com

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